I disturbi funzionali gastrointestinali

A cura del Prof. Giancarlo Caletti, Direttore della 2a Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia dell’Università di Bologna presso l’ospedale di Imola. Socio dell’International Foundation for Functional Gastrointestinal Disorders (IFFGD), Milwaukee, USA.

 

Con questa denominazione si comprendono tutte quelle condizioni in cui le normali funzioni motorie e la sensibilità dei nervi dell’apparato digerente sono alterate, ma alla cui origine non si riesce a dimostrare una malattia di un preciso organo. I disturbi funzionali possono affliggere ogni tratto dell’apparato digerente (esofago, stomaco, intestino tenue e colon, vie biliari). Hanno un decorso spesso lungo e variabile, sono caratterizzati da sintomi imprevedibili e hanno effetti fortemente debilitanti sulla qualità della vita di chi ne soffre.

QUANTE SONO LE PERSONE CHE NE SOFFRONO?
Il 15-20% della popolazione dei paesi occidentali ne è affetto(1). Le donne sono più colpite degli uomini (2:1), mentre tutte le fasce di età ne possono soffrire, ivi compresi i bambini a partire dall’età scolare. I disturbi funzionali gastrointestinali non sono però associati in alcun modo a particolari malattie che comportano un deterioramento del corpo o ad un accorciamento della vita, ma l’intensità dei sintomi può rendere difficile la vita di ogni giorno.

COME SI DIAGNOSTICANO?
I test diagnostici non riscontrano alcuna alterazione degli organi del corpo: infatti gli esami  del sangue, quelli radiologici, ecografici ed endoscopici risultano nella norma. La diagnosi di disturbi funzionali gastrointestinali viene fatta dallo specialista gastroenterologo per “esclusione”. Essa si basa su una attenta valutazione dei sintomi riferiti dal paziente, sulla visita dell’addome, dopo aver escluso malattie organiche attraverso gli esami di laboratorio e strumentali (ecografia, radiologia, endoscopia).

(1) Camilleri M et al. Clin Gastroenterol and Hepatol 2003; 1: 111-121.

 
 

Quali sono i sintomi:

 

Disfagia o deglutizione difficoltosa.
Il boccone si arresta o passa con difficoltà a livello della gola o del petto, cioè a livello retrosternale. Questo fatto è dovuto ad uno spasmo
o a un mancato rilassamento dei muscoli dell’esofago superiore e/o inferiore o ad un reflusso di acido dallo stomaco.
Dolore toracico retrosternale non dovuto a problemi cardiaci. Questa sensazione di oppressione dietro lo sterno è dovuta anch'essa a forti contrazioni o spasmi della muscolatura dell’esofago o ad un reflusso di acido dallo stomaco che possono simulare un vero e proprio infarto.
Pirosio bruciori retrosternali, tipici del reflusso gastro-esofageo ma resistenti a tutti i comuni farmaci antisecretivi (PPI=prazoli). In questi casi la parete interna dell’esofago, cioè la mucosa, è “ipersensibile” e anche piccolissime quantità di acido che normalmente refluiscono dallo stomaco possono dare un forte bruciore.
Dispepsia, ovvero digestione lenta e difficile, che si manifesta con nausea, eruttazioni, cefalea, dolore nella parte alta dell’addome, che insorgono dopo i pasti. Sono sensazioni dovute ad un rallentato svuotamento gastrico, che nei casi più gravi può arrivare ad una gastroparesi. Escluse cause organiche come ulcere dello stomaco o il diabete, la dispepsia è spesso dovuta ad una infezione virale, tipo gastroenterite, che ha danneggiato le innervazioni della parete dello stomaco, riducendo la sua capacità di contrazione. Vi può essere anche una ipersensibilità, ovvero uno stato irritativo dello stomaco, il quale invia al cervello sensazioni di sconforto subito dopo l’ingestione di cibo, anche in piccolissima quantità.
Nausea cronica e vomito ciclico.
Sono episodi ricorrenti e debilitanti di intensa nausea e/o vomito della durata di molte ore, o giorni, che si ripresentano ciclicamente a distanza di settimane o mesi. Le cause sono ancora poco note, ma una cattiva alimentazione e lo stress ne sono certamente i responsabili.
Gonfiore e distensione addominale (in inglese “bloating”).
Dopo un pasto, soprattutto la sera, l’addome si gonfia a dismisura con sensazione di forte tensione interna. Esso è dovuto ad un difficoltoso transito dei gas che sono normalmente presenti nell’intestino, ad un aumento della loro produzione da parte dei batteri intestinali e ad una errata alimentazione (molti cibi producono gas).
Stitichezza cronica.
Diarrea cronica.
Dolore addominale, continuo o ricorrente. Esso compare dopo i pasti e può durare anche molte ore. Normalmente di notte si attenua per ripresentarsi al mattino presto. Non è in relazione a cibi particolari, ma può associarsi a gonfiore, a stitichezza o a diarrea.
• Sindrome dell’Intestino irritabile: dolore addominale con marcato gonfiore e turbe dello svuotamento intestinale quali la stitichezza ostinata e la diarrea cronica.
Fatica, spossatezza ed insonnia croniche sono sintomi non gastrointestinali, ma possono essere considerate parte dei disturbi funzionali gastrointestinali e curate con successo nello stesso modo.

 
 
 
 

COME SI CURANO I DISTURBI FUNZIONALI GASTROINTESTINALI?

Non esiste una terapia standardizzata e codificata per questi disturbi, ma il medico specialista in gastroenterologia ed esperto nel trattamento dei disturbi funzionali gastrointestinali predisporrà uno schema di cura “personalizzato” che comprenderà una dieta qualitativa (cioè escludente i cibi che possono scatenare e/o mantenere i sintomi), farmaci che agiscono a livello del lume del tubo digerente, farmaci che agiscono a livello della muscolatura del tubo digerente, farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso enterico periferico e, per ultimi, farmaci che agiscono a livello del sistema nervoso centrale. Infine lo specialista fornirà consigli pratici di vita per combattere stitichezza, diarrea, nausea e vomito, nonchè cercherà di creare empatia con il paziente convincendolo che i disturbi, per quanto sgradevoli ed invalidanti, non compromettono in alcun modo la sua salute e che con reciproco impegno queste situazioni potranno essere risolte.

 
 

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